Il tesoro più prezioso, più amato e venerato che possiede Vallecorsa, è l’artistica e taumaturga statua di San Michele.
È il faro di attrazione, il punto focale intorno al quale si snodano da secoli fatti ed avvenimenti per cui Vallecorsa è conosciuta, visitata da forestieri, turisti, pellegrini, persone di ogni ceto sociale.
La fede verso questo Santo si perde nella notte dei tempi, coincide con l’avvento in Italia dei Longobardi che diffondevano anche il culto di San Giovanni Battista, ne consegue che il culto di San Michele a Vallecorsa è il più antico e quindi i vallecorsani nell’onorare il loro Santo Patrono vollero che su di ogni porta del paese ci fosse una sua immagine; una delle più importanti e storiche immagini, è il bassorilievo longobardo raffigurante San Michele sulla porta Sant’Angelo.
Non si conosce l’autore della statua, non si ha dell’opera nessuna documentazione e ogni deduzione è arbitraria e controvertibile.
L’artistico simulacro lo troviamo esposto alla pubblica venerazione la prima volta il 29 settembre 1709. È certo della scuola di incisione di fine 1600, ritenuto i più rinomati secoli della scultura italiana.
La statua in legno di (lucino) leccio, è un mirabile capolavoro ove tecnica ed armonia si fondono nell’insieme e nei particolari, nella struttura delle luci e nei suoi vari e delicati colori nel misticismo e nel fascino che ispira.
È in atteggiamento di vittoria, di sovrumano amore, di supremo gesto di trionfo.
Più che da mano di uomo, si direbbe modellata da mano angelica.
L’autore, in detto lavoro, ha toccato un vertice sottile di squisita scultura.
Le fattezze purissime, leggiadre, perfette, inimitabili, conquistano l’intelligenza, dominano la coscienza, rapiscono ed esaltano l’essere umano in una zona di eccesso misticismo, in una luce di grande, bello, di sovrumano.
Il suo sguardo calmo, sereno, puro, intenso, provoca, sviluppa, accresce, ingigantisce una speranza viva, profonda.
Si legge in quegli occhi, che ispirano tanta grazia, un accento che salva, una parola che rischiara, un conforto che solleva, una forza che sostiene, un faro che illumina.
La statua è dotata di un elmo in argento con ricami in oro, di sandali in argento dono del Sig. Michele De Mattias padre della Beata Maria D.M., di una spada in oro dono in occasione del 250° anniversario di tutti i Michele con a capo il Dott. Michele Ferrante, di una bilancia in oro dono in occasione del 275° anniversario di tutti i Michele, Michela, Micheline, Angelo, Angela, Arcangelo, Michelangelo, di una spada in argento dono della fam. Luigi Cecio di cui si ignora l’anno, di una bilancia in argento.
Un altro importante tesoro di questa Chiesa, è il Sacro Corpo del martire
S. Teofilo, di cui il mons. Calcagnini nella S. Visita del 9 luglio 1768 elogia per il suo splendore.
Il corpo è collocato sotto la mensa dell’altare maggiore, fu estratto dalle catacombe nel 1649 e, chiuso in una splendida urna di cristallo con sigillo dell’Eccellentissimo Sacrista Pontificio e donato a questa Chiesa.
Più di proposito ne parla il vescovo mons. Carrara nella S. Visita del 12 dicembre 1741 e successivamente sempre dello stesso tono, ne parlano le altre Sacre Visite successive.
Degno di rilevo artistico sono le due piccole statue lignee della Madonna di Loreto e del Bambino Gesù opere del ‘700, il magnifico quadro di San Francesco Saverio, posto nell’abside e di ignoto autore come un altro quadro posto nell’altare dedicato a Padre Pio da Pietralcina, rappresentante San Bernardino e Sant’Antonio.
La Chiesa è dotata di altre importanti opere di cui l’affresco dell’Addolorata del Sebastiano Conca (Gaeta 1680-Napoli 1764), su cui la Beata Maria Me Mattias pregava, e il polittico dello Jacopo Zucchi (Firenze 1541-Roma 1589), allievo del Vasari, cinque tele ad olio che oltre all’indubbio valore artistico rivestono una notevole importanza per Vallecorsa. nell’attuale disposizione decorano la parete sinistra del presbiterio e sono così disposte: la più grande a forma ottagonale con l’immagine di San Michele che è tra due pannelli di legno pregiato identici per forma e dimensione, su cui trovano posto le altre tele: a sinistra, in alto l’Arcangelo Annunciante, in basso San Sebastiano; a destra, in alto l’Annunciata, in basso Santa Caterina D’Alessandria.
Ogni pannello è inoltre abbellito da una ricca decorazione di intagli e fiorami.
Le tele facevano parte del complesso decorativo dell’organo a sette registri opera del famoso artefice Cesare Catarinozzi del 1722, sfortunatamente perduto durante l’ultimo conflitto bellico.
Un altro tesoro di questa Chiesa sono le Confraternite, che hanno una grossa partecipazione di fedeli.
Sarebbe stato un vuoto imperdonabile, se data la secolare venerazione all’Arcangelo, i nostri avi, non avessero pensato anche a tali istituzioni.
La Confraternita dedicata al Santo Patrono la troviamo già eretta nel 1820, è retta da un preciso statuto; mentre L’Arciconfraternita dell’Orazione e della Buona Morte è molto più antica, eretta in ente morale, con scopi di beneficenza, è governata dagli stessi statuti della Confraternita omonima in Roma, alla quale è aggregata da oltre quattro secoli con bolla 30 maggio 1574 (Mons. Comparini, sacra visita 1599).
La Cappella Musicale “San Michele Arcangelo”, fondata il 25 Settembre 1928 dal M° Rinaldo Bellincampi, è una figura che si staglia gigantesca nella storia della musica vallecorsana e nazionale. Essa fu fondata con scopi prettamente liturgici, a memoria del culto millenario di questa “terra” per San Michele, nel corso degli anni assunse le caratteristiche di un ente pedagocico-musicale.
Il repertorio, rivolto alle varie epoche, si elegge principalmente nelle creazioni polivoche rinascimentali e contemporanee nonché ad un’intensa pratica del canto gregoriano. Fedele allo spirito originario svolge da sempre il servizio liturgico nella Chiesa di Sant’Angelo. Dal 1980 in poi, il M° Bellincampi per sopraggiunta incipiente cecità, ha lasciato la guida della Cappella affidandola al giovane e promettente M° Michele Colandrea che con solerzia e dinamismo, prosegue l’opera musicale. La Cappella M. ha in memoria numerosi concerti e inviti a rassegne di musica polifonica e concerti a fini benefici; ha preso parte alla compilazione antologica del CD “Il Canto Corale”, Lazio Vol.1, i Cd antologici 1996 – 1997, rassegna di Musica Sacra “Corali a Roma e in ultimo l’incisione del CD personale “Il Tempo del Silenzio” dall’Abbazia di Casamari: “Il Canto Gregoriano alle soglie del Terzo Millennio” ed. mus. Erreffe.
Il portale di bronzo, opera del celebre artista Tommaso Gismondi, fu donata nel 1984 durante i solenni festeggiamenti del 275° anniversario dell’esposizione alla pubblica venerazione della statua di San Michele Arcangelo. Il portale e’ composto da sette pannelli, sei di uguale dimensione e uno in alto centrale rappresentante la tradizionale “festa” di Vallecorsa con la figura centrale del Santo in atteggiamento di vittoria con ai suoi piedi il vitello, da un lato la Beata Maria De Mattias e la figura della Madonna, dall’altro il popolo di Vallecorsa in festa.
Negli altri pannelli alcuni passaggi importanti di san Michele nella storia, come: San Michele ferma l’avanzata di Attilla, San Michele indica la strada al popolo ebraico, San Michele guida delle anime, San Michele scaccia Satana dal paradiso, San Michele pesa e giudica le anime.