Nel sinodo romano del 596-601 fine VI° secolo viene più volte menzionato il nome del vescovo Agnello (cfr B. Amante,R. Bianchi citazione da memoria storica e statutarie del ducato di Fondi,a pag. 286) i quali scrivono “..pare che a questo tempo venisse dai longobardi il culto dai Santi da loro prediletti San Michele e San Giovanni Battista, tanto nelle terre soggette che in quelle estranee al loro dominio. Sorsero chiese dedicate a questi Santi, in Terracina, Acquaviva, Lenola, Itri , Vallecorsa..”. Altro documento che attesta il culto micaelico nello stesso periodo viene illustrato dal Conte Colino in “Storia di Fondi”(pag.105- 106) “ …così pure in onore dell’Arcangelo Michele fu eretta una chiesa con monastero, sul monte a sinistra di Campolongo,ai cui piedi nasce una sorgente abbondantissima di fresche e limpide acque detta fontana di Sant’Arcangelo. Anche in Itri e Vallecorsa ed altri paesi circonvicini S. Michele ha i suoi templi ed altari….”
Il sito ritrovato dell’Eremo di Sant’Arcangelo attesta il Culto Micaelico in Vallecorsa tra il V° e VI° secolo, come ci viene illustrato dal Conte Colino in “Storie di Fondi” (cfr pag. 105-106) “….anche in Vallecorsa San Michele ha i Suoi Templi ed Altari”..........
La maestosità del monumento racconta molto di più degli antichi codici conservati nelle biblioteche e negli archivi.
Un grande patrimonio storico e culturale da salvare e valorizzare... prima che sia troppo tardi e vada perduta per sempre.
LA STORIA :
Collocata sul monte Sant'Angelo, nel territorio di #Fondi (zona San Magno) al confine con i comuni di #MonteSanBiagio e #Vallecorsa;
si pensa che le prime fondamenta siano molto
antiche, forse risalenti all' epoca Longobarda; successivamente fu associata all'abbazia di San Magno di Fondi, almeno fino all'anno 979 e, dopo un periodo di decadenza, fu ripristinata
la comunità monastica a cura dell'ordine Florense dal 1234. Rappresenta un raro esempio d'insediamento eremitico.
La sua posizione domina la
valle di Fondi ma la facciata è rivolta verso l'entroterra, anziché verso il Tirreno; poco al di sotto dei resti si estende la Valle dei Martiri di Fondi nota per il martirio di migliaia
di cristiani sotto l'imperatore Decio.
LA RUPE A FORMA DI DRAGO, accanto alla quale fu costruita la chiesa ha un forte valore simbolico: con la sua spada, tenuta nella mano destra, l'Arcangelo Michele
colpisce il drago, simbolo della ribellione a Dio.
Il luogo dell'edificazione della chiesa, accanto alla oscura rupe a forma di drago fu scelto, non a caso, proprio in quanto considerato pericoloso e
dominato da forze negative e demoniache, che l’Angelo Michele sconfigge o doma.
Per esorcizzare i "demoni" del lontano passato precristiano, su tutte le alture, ove un tempo sorgevano templi o altari pagani, sono poi sorti monasteri,
chiese o cappelle dedicate all'Arcangelo Michele,comandante delle schiere celesti, vincitore su Satana.
ETIMOLOGIA DEL
NOME. Detta anche Chiesa di Sant'Ancangelo del #Pesclo ( o del Peschio) : il termine potrebbe avere il significato di pietra, sasso...ma potrebbe anche derivare
dalla parola osca "pestlum" che significa sacrificio, cerimonia sacra.
Ma, per estensione, anche, "rupe", perché proprio sulle alture rupestri i
pagani praticavano i sacrifici per i loro dei.
Le prime FONTI documentali riportano che il Pontefice Gregorio IX, con
propria Bolla del 17 Giugno 1234 rilasciata a Rieti, incaricò il Vescovo di Fondi di riformare il monastero di S. Angelo di Pesclo secondo l'#ordineflorense ; ma le origini del luogo di culto sono molto più antiche, risalenti
all' epoca longobarda (prima dell'anno mille).
L' Ordine Florense fu fondato dal monaco calabrese Gioacchino da Fiore nel
XII secolo : “di spirito profetico dotato”, come dice di lui nel XII canto del “Paradiso” Dante Alighieri.
I monaci di Sant’Arcangelo furono per un
periodo di tempo seguaci della dottrina e della regola gioachimita e si pensa che la presenza di quest'ordine monastico, in territorio fondano, potrebbe aver influito sullo spirito
riformatore di Giulia Gonzaga.
Nel 1800, quando la Chiesa di Sant’Angelo del Peschio sul Monte Omonimo venne chiusa al culto il quadro di San Michele Arcangelo, olio su tavola del 1500, fu trasportato nella chiesa della Madonna della Rocca dove, purtroppo, venne trafugato intorno al 1968.
Queste ricerche e articoli del sito https://www.lacittadifondi.it è il frutto del lavoro di Albino Cece che, su degli spunti iniziali dell'Arch. Pasquale Lopetrone della Sovraintendenza dei Beni Archeologici della Calabria, e con l'ausilio del Geometra Antonio Masella di Itri per i sopralluoghi, riesce ad identificare il sito di San'Angelo del Pesclo e a svelarne, grazie al suo intuito e le sue inesauribile fonti, l'interessante storia.
Una scheda stringata, ma
ricca di fonti originali e riferimenti bibliografici, ci presenta il monaco cassinese Mariano dell'Omo(1) sul dimenticato luogo sacro montano di Fondi denominato S. Angelo del Pesclo
(S. Angelo. B. Angeli Michaelis, S. Angeli, S. Arcangelu), una chiesa e monastero situato "a nord-ovest di S. Magno di Fondi (IGM F. 159 II SE).
La chiesa con il monastero di S. Angelo è indicata in una concessione di terre dell'anno 979, fatta da Marino e Giovanni, consoli di Fondi e Gaeta, al monastero di S. Magno, del quale
essa appare come una dipendenza(2). Il monastero "qui vocatur sanctu Archangelu" è inoltre compreso tra i beni donati da Littefrida duca di Fondi all'abbazia cassinese nel 1072-73(3). I
ruderi della chiesa localizzata sulla montagna di S. Angelo del Peschio(4) sembrano appartenere al nostro monastero, più specificamente a quell'insediamento monastico chiamato "S.
Angeli de Pesclo" - finora per quanto mi consta non localizzato - , il quale fu unito il 15 giugno 1234 da papa Gregorio IX a quello florense di S. Maria della Gloria presso Anagni. Nella
stessa data infatti il pontefice raccomandava ad un ignoto vescovo di Fondi di permettere l'introduzione dell'osservanza florense in quel monastero".
Di Sant'Angelo del Pesclo, quindi, si era perduta la localizzazione anche per il monaco cassinese Dell'Omo.
La localizzazione di questo edificio chiesastico si deve oggi al sito Internet www.laportella.net, gestito dai fondani Fernando Seconnino (residente in Australia)
ed Antonio Marzano, che sullo stimolo dell'arch. Pasquale Lopetrone da S. Giovanni in Fiore della Soprintendenza B.A.P. per la Calabria, si avvalevano delle ricerche
archivistiche dello scrivente coadiuvato, per la fotografia e le ricerche sul campo, dall'itrano Antonio Masella.
Sono così balzati prepotentemente alla ribalta i resti, peraltro ancora recuperabili, di questo antico insediamento monastico, chiesa e monastero, situato nel territorio montano di Fondi,
ad una mezz'ora di marcia a piedi al disopra della Valle dei Martiri.
Finora nessun storico locale, a quanto ci risulta, ha mai portato alla luce la dipendenza di questo sito monastico dall'Ordine Florense, fondato da Gioacchino da Fiore, anche se solo il
Dell'Omo ne ha certificato la dipendenza dall'Abbazia della Gloria di Anagni.
1 MARIANO DELL'OMO, Insediamenti monastici a Gaeta e nell'attuale diocesi, Montecassino, 1995, pp. 57-58.
2 Cf. CDC I, n. 74, p. 137; LECCISOTTI, Regesti, II, p. 75, n. 43. Nella formula protocollare di indirizzo si legge infatti: "Deo propiziante rectoribus hac dispensatoribus beati
venerandique cenovii Sancti Magni quam et beati Angeli Michaelis Iohannes venerabilis abbas ciusque posteris successoribus".
3 Cf. CDC II, n. 248, p. 115: "in terra Fundana, idest de ipsa suprascripta civitate que dicitur Fundi et da Aquaviba castello et de castello de Valledecursa et da castello de
Ambrise et de ipso castello de Pastina et de ipso castello qui dicitur Ynola et de ipso castello de Campu de Melle et de ipso castello qui dicitur Vetera et de ipsa Piscara".
4 Cf. SVTFD (sta per: Sacra Visitatio totius Fundanae Dioecesis ab Ill.mo et R.mo Episcopo Joanne Bap.ta Comparini peracta, anno 1599, a cura di Dario Lo Sordo, Carlo Macaro,
Giovanni Pesiri, Parte I e II, Prefazione di Luigi Mancini, Caramanica, Marina di Minturno 1983) , I, p. 290 nota 103; l'editore di questa parte della Visita pastorale della diocesi di
Fondi risalente al 1599 (Lo Sordo), nel localizzare i resti della chiesa si limita ad identificarla con quella della donazione datata il 979.
https://www.lacittadifondi.it/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=2198#2198
foto del 12 settembre 2010, una delegazione del Comitato, insieme ad alcuni fedeli, si sono avviati in pellegrinaggio a piedi verso l'Eremo di Sant'Arcangelo
IL NODO DELL' APOCALISSE da pagina FB "Leggende e Misteri Pontini fin
sui Monti Aurunci, Ausoni e Lepini" :
Raffigurato sui resti degli affreschi interni della Chiesa rupestre di
Sant'Arcangelo ( sul monte Sant'Angelo a Fondi) .
Le decorazioni richiamano la simbologia del #nodo detto di San Giovanni che rappresenta la forza generatrice della creazione e della
rinascita.
Da un punto di vista alchemico i quattro cappi del Nodo potrebbero
rappresentare gli elementi fondamentali : acqua, aria, terra e fuoco, gli elementi primitivi della natura, da cui tutto si genera.
Tale simbolo è anche detto Fiore (o nodo) dell' Apocalisse in quanto la sua
composizione ricorda, appunto, quella di un fiore a quattro petali.
Un disegno simile è presente nell’opera di Gioacchino da Fiore, noto per aver
predicato nel XII secolo l’avvento dell’Era dello Spirito Santo preceduta da una serie di catastrofi apocalittiche.
Non a caso in questa chiesa è stata a lungo osservata la Regola
gioachimita.
In una delle incisioni del "Liber Figurarum" di Gioacchino da Fiore, esiste
una raffigurazione paragonabile al simbolo in esame, in cui il saggio filosofo calabrese pone i quattro cerchi, i quattro evangelisti o i quattro elementi, sui due anelli che rappresentano la
perfezione nel dominio dei due mondi, cielo e terra, acque superiori e acque inferiori. Insomma una geometria armonica di perfezione della Creazione e dell'Uomo Divino.
Rudoph Koch, nella sua disamina del simbolismo cristiano, designa questo
simbolo come un potente talismano contro le forze del Male, impiegato come simbolo apotropaico.
Tavola VIII del "Liber Figurarum" di Gioacchino da Fiore