Come Assisi, forse anche di più. Non c'è luogo al mondo, nella considerazione religiosa cattolica, che abbia un'importanza superiore a quella della grotta dell'Arcangelo Michele, il capo delle milizie celesti. Monte Sant'Angelo, nelle quotazioni di un'ideale classifica dei luoghi di culto, è sicuramente ai primi posti, ben più di San Giovanni Rotondo dove visse e morì e dove è tuttora sepolto san Pio. "Andate a salutare San Michele", ripeteva padre Pio a quanti si avvicinavano a lui per essere confessati. E ai fedeli egli imponeva questa "sacramentale penitenza" proprio al termine della confessione. Non solo: a chi sapeva che era in procinto di recarsi a Monte Sant'Angelo chiedeva come favore personale una preghiera anche per se stesso. La grotta di Monte Sant'Angelo è l'unico luogo di culto al mondo non consacrato da mano d'uomo: l'altare non ha mai avuto neppure la pietra sacra, e fu insignito, nei secoli, del titolo di "Celeste Basilica". Secondo la fede cattolica la grotta fu consacrata proprio dall'intervento diretto dell'Arcangelo che è l'unico santo menzionato dalla Bibbia (il nome significa "chi è come Dio"). Secondo la tradizione, l'Arcangelo sarebbe apparso a san Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto l'8 maggio 490, gli avrebbe indicato una grotta sul Gargano lo avrebbe invitato a dedicarla al culto cristiano. In quel luogo sorge il santuario che nel Medioevo fu meta di flussi di pellegrini che per giungervi percorrevano un percorso di purificazione lunga la Via Francigena. Il più famoso tra i devoti dell'Arcangelo che sconfisse Satana fu san Francesco che, raccontano, si recò a Monte Sant'Angelo nel 1216, per cercare il perdono angelico. Il poverello di Assisi, però, si ritenne indegno di entrare nella grotta, e si fermò in preghiera all'ingresso. Poi baciò la terra in segno di venerazione e su di una pietra incise un segno di croce a forma di T (Tau). Nella Bibbia, il segno di Tau è il sigillo impresso sulla fronte ai predestinati all'eterna glorificazione. Ancora oggi il calco di quella scritta è visibile all'ingresso della grotta dell'Arcangelo. Ma c'è una tradizione secondo la quale i cardinali che vengono a Monte Sant'Angelo sono destinati a diventare papi. L'arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Woityla, il 2 settembre 1974, si recò in pellegrinaggio. Dopo la messa - ricorda il sito della Milizia di San Michele Arcangelo, un gruppo di fedelissimi al principe degli angeli - egli sostò in preghiera e, ai suoi accompagnatori, che lo sollecitavano ad alzarsi dall'inginocchiatoio, disse: "Lasciatemi stare ancora un po', qui si prega bene". Poi sul registro dei visitatori illustri, il cardinale scrisse in polacco: "San Michele Arcangelo ci difenda nella lotta, contro la malizia e le insidie ci dia tutela". Il 24 maggio 1987, Karol Woityla, diventato papa Giovanni Paolo II, si recò di nuovo in pellegrinaggio al santuario e disse: "A questo luogo, come già fecero in passato tanti miei predecessori nella Cattedra di Pietro, sono venuto anch'io per godere un istante dell'atmosfera propria di questo santuario, fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza; sono venuto per venerare ed invocare l'Arcangelo Michele perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere una autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti". Nella Messa gregoriana o tridentina, quella basata sul vecchio rito, san Michele è menzionato nel Confiteor, primo fra i santi dopo la Vergine Maria. Lo si ritrova quindi nella preghiera di benedizione dell'incenso, in cui l'Arcangelo viene invocato come "colui che sta alla destra dell'altare dell'incenso". Papa Leone XIII ordinò infine di recitare la preghiera a San Michele in ginocchio davanti all'altare al termine di tutte le Messe, escluse quelle solenni. La tradizione resiste ancora oggi nelle messe celebrate con l'antico rito romano.